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B.Munari, 1964 |
Nei manifesti di questi anni, gli
orpelli del linguaggio, le didascalie informative e il troppo parlato del
decennio precedente lasciano il posto all'impatto visivo del prodotto, che
appare isolato, liberato dal contesto e ingigantito a dismisura […] I prodotti
abbandonano il contesto di appartenenza, diventano immagini a se stanti che
campeggiano nella loro nuova monumentalità di icone, spesso in forma di
fotografia realista seppur ritoccata […]
dal web: http://www.storiaefuturo.com/it/numero_8/articoli/1_pubblicita-arte-italia~125.html
dal web: http://www.storiaefuturo.com/it/numero_8/articoli/1_pubblicita-arte-italia~125.html
[…]I vecchi pubblicitari affermavano, e
ancor oggi c’è chi è dello stesso parere, che un manifesto deve essere un pugno
in un occhio. E’ un modo di informare il
passante, tutto intento a meditare sulla trasformazione formale e strutturale
del bruco in farfalla, piuttosto violento e, come tutti sanno, alla violenza si
cerca di opporre altrettanta violenza. […] Insomma il manifesto si deve
nettamente staccare dagli altri manifesti, balzare fuori, colpire il passante e
violentarlo.[…] Molti manifesti vogliono farsi sentire a tutti i costi anche se
non hanno niente da dire di interessante e allora gridano con i colori, gridano
con il formato e soprattutto gridano con la quantità. […] Le ricerche visive
invece ci insegnano che basterebbe usare un certo colore insolito, una forma
diversa, dare una informazione esatta e immediata per informare il passante,
senza violentarlo, senza dover sprecare tanto denaro per l’effetto <<
quantità >>[…] Esiste uno schema di manifesto al quale spesso i grafici
fanno riferimento, per l’efficacia visiva, ed è la bandiera giapponese: un
disco rosso in campo bianco.
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foto 2 A.Testa, 1960 |
Bruno Munari, Arte
come mestiere, ed. Economica Laterza,
1966 dal web: http://www.graficainlinea.com/
Contemporaneamente si comincia a
coniugare l'ambito della comunicazione verbo-visiva nello slogan, nella frase o
nella parola ad effetto in grado di entrare nel vocabolario quotidiano della
gente […] In questo senso, importantissima sarà
la vicenda di Carosello[…] Il 3 febbraio 1957, prima messa in onda di Carosello
, non è soltanto la data che segna l'esordio della pubblicità in TV, ma è anche
quella che sancisce la presa di potere del mezzo televisivo sugli altri media
utilizzati dalla pubblicità fino ad allora […]
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foto 3 A. Warhol, 1962 |
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R. Lichtenstein, 1961 |
Anche l'arte subisce l'influenza dei media [...] In ambito americano
Lichtenstein, Warhol, Rosenquist, Wesselmann, Indiana, sono coloro che compiono
il passo decisivo verso un atteggiamento scevro da nostalgie legate alla sfera
del privato, adottando un registro espressivo spersonalizzato, che punta
all'immanenza dell'oggetto e alle sue qualità estetiche di piacevolezza,
all'impatto visivo del prodotto nuovo fiammante, appena uscito dall'industria,
o all'immagine fornitane da pubblicità e mass media […] Sono soprattutto gli
artisti che lavorano sul versante iconico ad avere un contatto più diretto con
il linguaggio espressivo e le tecniche adottate in pubblicità. Oltre agli
espedienti tipici della cartellonistica del periodo, quali la
decontestualizzazione, l'ingrandimento, l'isolamento di un dettaglio, gli
artisti Pop nelle loro immagini estremamente astratte e semplificate simulano
la perfezione tecnica della stampa o adottano direttamente le tecniche della
fotolito-riproduzione, introducendo nel sistema dell'arte due concetti
destinati ad avere molto peso negli anni a seguire: quello della serialità, che
mette in crisi lo statuto di unicità dell'opera, e quello della
spersonalizzazione dell'artista, che cessa di essere un artigiano, smette di
sporcarsi le mani per devolvere alla produzione industriale e ai mezzi extra
artistici la realizzazione del suo lavoro. Lo stesso Warhol ha più volte
affermato di voler diventare una macchina, di voler assumere cioè su di sé le
modalità produttive tipiche dell'industria, rimuovendo ogni traccia di emozionalità
e di soggettività individuale […]
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