uhau! Francesca, ora che tra corsivi e virgolette è chiaro chi scrive, vedo che quasi tutto è frutto di sue considerazioni alla luce di ciò che ha letto. BRAVA ! ottime considerazioni specifiche da parte di una progettista, splendido! va in bibliografia fondamentale, poiché non è solo Nelson ha fatto, bensì specifiche caratteristiche inerenti il modo di intendere il progetto di Nelson. - andrà inserito nella Lezione 10. cp.

"Primo: ciò che fai è importante. Secondo: il design è parte integrante dell'azienda. 
Terzo: il prodotto deve essere onesto. Quarto: tu stesso devi decidere cosa vuoi fare.
Quinto: per il buon design c'è sempre mercato."
Così George Nelson riassumeva la filosofia della Herman Miller inc., l'importante azienda di design della quale è stato direttore artistico per venti anni…
Dal web: http://www.arredaclick.com/it/divano-marshmallow-sofa-nelson.ht
Il design di Nelson continua ad essere sul mercato: facendo alcune ricerche sulle caratteristiche degli oggetti da lui progettati, ho incontrato in un oggetto che mi sembrava familiare e che scopro di avere (da anni) appeso nella mia stanza: un modello Ball-Clock, progettato per la prima volta su richiesta di Howard Miller nel 1947.
Quindi non solo riesce a progettare una forma, come quella del divano Marshmellow, che porta il fruitore ad immaginarsi davvero seduto su tante caramelle colorate, ma traspone quest’idea ad altri oggetti come gli orologi da parete.
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Chi è George Nelson? Definire Nelson semplicemente come un personaggio poliedrico non gli renderebbe giustizia.
Come accennavo ha progettato mobili dai nomi "gustosi" che rimarranno per sempre nell'immaginario e nella storia del design, come la Coconut Chair (1956), il Marshmallow Sofa (1956) e le Bubble Lamps (a partire dal 1952), ha diretto l'area design di un'azienda importante come la Herman Miller, ha progettato abitazioni private, è stato fotografo, ha insegnato e scritto libri («Tomorrows House», 1944). Questo rappresenta una piccola frazione della sua vasta produzione.
Nelson rispondeva al solo comandamento: sperimentare, affrontando la sperimentazione con al fine di creare “cose belle e pratiche”, in un’idea del design “senza tempo” .
“Il design è una risposta al cambiamento sociale” .
Così Nelson apertamente dichiara quali, secondo
lui, sono le finalità e il processo del design, pensa che un
designer debba affrontare creativamente i bisogni umani, e per farlo deve prima rompere
radicalmente e consapevolmente con tutti i valori “anti-umani”.
I progettisti devono
essere sempre coscienti delle conseguenze delle loro azioni sulle persone e
sulla società. Dichiara che "total design è né più né meno
che un processo di relazione tutto per tutto".
Nelson ha fatto come pochi sono in grado, e, con l'aiuto di “zapping” al momento giusto, ha contribuito a definire un design moderno, umano. (cfr. http://www.georgenelsonfoundation.org/).
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Basti pensare che Nelson è il padre della prima scrivania a forma di L, che rivoluziona l'arredamento degli uffici, ancora quando la vita della gente comune non vi ruota attorno completamente. Eppure lui capisce che, presto o tardi, quel luogo diventerà il centro dell'esistenza di molti.
E allora lo rivoluziona: lo rende più funzionale e dà vita addirittura a un proprio sistema di progettazione, il «Nelson Workspaces».
Simili a mobili per la casa, questo sistema si basava su una serie di elementi modulari che potevano essere liberamente combinati in modo da sopperire a tutte le esigenze spaziali. E, ancora una volta, pensa in grande: perchè non progettare un'abitazione che, come i mobili, possa essere componibile? Anzichè comporre cassetti e mensole perchè non possono essere assemblate le stanze e i relativi spazi serventi? Nascono così le Experimental Houses.
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misura di fruitore: componibile a proprio piacimento e salva spazio, perché formata da cubi rivestiti con faccette di plexiglas. L'efficienza nella gestione degli spazi è per Nelson una priorità fin dagli anni Quaranta quando l'architetto, anticipando il boom dei consumi, progetta pareti che si rivelano, in realtà, armadi a muro, preziosissimi siti di stoccaggio abiti la cui funzionalità è stata comprovata ( e approvata) nei decenni a seguire”.
Dal web: http://www.luxury24.ilsole24ore.com/ArchitetturaDesign/2008/10/george-nelson-vitra_1.php
Nelson aveva pensato a tutto: persino alla sistemazione di martinetti sotto i cubi per livellare il terreno. Purtroppo però l’Experimental House rimase solo una sperimentazione.
Tuttavia è ammirevole che Nelson riesca a coinvolgere nella sfera del design non solo i singoli oggetti o mobili, ma un’intera abitazione.
Penso che Nelson riesca a rendere più chiaro il significato di design e quindi di progetto come processo progressivo, una progressione che diventa una vera e propria missione: “ il design è un processo: si parte da un bisogno, un problema, e si finisce con il progetto di una cosa” (George Nelson).
Le persone che confondono
il design con lo stile, non hanno alcuna facoltà visiva critica, non capiscono
che il "look" immediatamente evidente di qualcosa non è stato affatto
il frutto di progetto. Il design è, al contrario, una logica interna,
necessaria e ineliminabile inerente al fabbricato, mondo sintetico. Design, per
Nelson, è l’occhio della mente visibile, tangibile, comprensibile nel
linguaggio dei materiali del mondo fisico.
Dal web: http://www.arredativo.it/2011/monografie/george-nelson-2-parte
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