Ho inserito alcuni riferimenti ed immagini poiché la bibliografia e le specifiche sono SEMPRE oltre che fondamentali, un dovuto "dare a Cesare quel che è di Cesare".
Sono ben espressi sia il profilo dell'autore che il soggetto innovativo del prodotto.
brava Alessia!
cp
Sono ben espressi sia il profilo dell'autore che il soggetto innovativo del prodotto.
brava Alessia!
cp
Bruno Munari e la Lampada Falkland
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Foto 1 |


serie dei cosiddetti “libri illeggibili” testi privi di parole e destinati a comunicare a livello tattile grazie alle pagine realizzate in materiali diversi.
Da giovane, Munari fu influenzato da Marinetti e
partecipò al movimento futurista, ma successivamente, negli anni Quaranta,
fondò egli stesso, insieme a Dorfles, Monnet e Soldati, il MAC (Movimento Arte
Concreta), una sorta di sintesi tra le diverse correnti astratte che mira a una
più stretta connessione tra le arti e tra arte e industria. "
Enrica Malaspina, "Munari Bruno 1907-1998
Milano. Artista e designer", dal blog ENRICA MALASPINA design allieva del corso A prof CECILIA POLIDORI a.a. 2010 - 2011,
dal web: MUNARI BRUNO 1907-1998 Milano. Artista e designer. - http://enricamalaspina.blogspot.it/2011/01/munari-bruno-1907-1998-milanoartista-e.html
dal web: MUNARI BRUNO 1907-1998 Milano. Artista e designer. - http://enricamalaspina.blogspot.it/2011/01/munari-bruno-1907-1998-milanoartista-e.html
SEMPLIFICARE E’ PIU’ DIFFICILE
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Foto 2 |
Complicare è facile,
semplificare é difficile.
Per complicare basta aggiungere,
tutto quello che si vuole:
colori, forme, azioni, decorazioni,
personaggi, ambienti pieni di cose.
Tutti sono capaci di complicare.
Pochi sono capaci di semplificare.
Per semplificare bisogna togliere,
e per togliere bisogna sapere che cosa togliere,
come fa lo scultore quando a colpi di scalpello
toglie dal masso di pietra tutto quel materiale che c’é in più.
Teoricamente ogni masso di pietra può avere al suo interno
una scultura bellissima, come si fa a sapere
dove ci si deve fermare nel togliere, senza rovinare la scultura?
Togliere invece che aggiungere
vuol dire riconoscere l’essenza delle cose
e comunicarle nella loro essenzialità.
Questo processo porta fuori dal tempo e dalle mode….
La semplificazione è il segno dell’intelligenza,
un antico detto cinese dice:
quello che non si può dire in poche parole
non si può dirlo neanche in molte.
semplificare é difficile.
Per complicare basta aggiungere,
tutto quello che si vuole:
colori, forme, azioni, decorazioni,
personaggi, ambienti pieni di cose.
Tutti sono capaci di complicare.
Pochi sono capaci di semplificare.
Per semplificare bisogna togliere,
e per togliere bisogna sapere che cosa togliere,
come fa lo scultore quando a colpi di scalpello
toglie dal masso di pietra tutto quel materiale che c’é in più.
Teoricamente ogni masso di pietra può avere al suo interno
una scultura bellissima, come si fa a sapere
dove ci si deve fermare nel togliere, senza rovinare la scultura?
Togliere invece che aggiungere
vuol dire riconoscere l’essenza delle cose
e comunicarle nella loro essenzialità.
Questo processo porta fuori dal tempo e dalle mode….
La semplificazione è il segno dell’intelligenza,
un antico detto cinese dice:
quello che non si può dire in poche parole
non si può dirlo neanche in molte.
Bruno Munari
Foto 3 |
"La
produzione di Bruno è sterminata, ferma sulle proprie posizioni, ma
continuamente messa in gioco. Munari è stato un artista designer che per tutta
la sua vita ha compiuto ricerche in zone non convenzionali, esplorando le
possibilità materiche strutturali e formali di nuovi mezzi, per produrre
oggetti a comunicazione visiva e plurisensoriale. Architetto-poeta attento ai
codici e ai linguaggi dell’arte, lucido nell’analisi e curioso del mondo,
generoso ed essenziale, lontano dalle più tradizionali e scontate regole del
gioco. Saper vedere per saper progettare, ricordava. E applicava questa regola,
vero e proprio “metodo” , tanto alla struttura produttiva (dove l’oggetto è
oggetto prima di essere merce) quanto alla didattica. La regola e il
caso: l’unica costante della realtà è la mutazione, diceva parafrasando un
detto cinese. Solo se sei in continua evoluzione, insomma, sei nella realtà. Nella
realtà, tutti quelli che hanno la stessa apertura visiva e vedono il mondo
nello stesso modo, non hanno osservazioni diverse da comunicarsi.
Solo chi ha un’apertura visiva diversa vede il mondo in un altro modo e può dare al prossimo un’ informazione tale da allargargli il suo campo visivo. Bruno Munari è stato un grande maestro del vedere, per maestria del suo fare, ma anche per il suo insegnare a scoprire le infinite dimensioni della visualità. Se tutti iniziassero a guardarsi intorno potrebbe scattare una rivoluzione, perché saper vedere significa saper pensare con elasticità e libertà. La fantasia, l’invenzione, la creatività pensano, l’immaginazione vede. Sullo sfondo di una profonda conoscenza della cultura e della disciplina Zen, Munari manifesta con chiarezza una vocazione a far entrare l’arte nella vita, partendo dalla ridefinizione di ogni gesto quotidiano in funzione di un percorso di conoscenza del sé che passa attraverso la conoscenza dell’altro.
Solo chi ha un’apertura visiva diversa vede il mondo in un altro modo e può dare al prossimo un’ informazione tale da allargargli il suo campo visivo. Bruno Munari è stato un grande maestro del vedere, per maestria del suo fare, ma anche per il suo insegnare a scoprire le infinite dimensioni della visualità. Se tutti iniziassero a guardarsi intorno potrebbe scattare una rivoluzione, perché saper vedere significa saper pensare con elasticità e libertà. La fantasia, l’invenzione, la creatività pensano, l’immaginazione vede. Sullo sfondo di una profonda conoscenza della cultura e della disciplina Zen, Munari manifesta con chiarezza una vocazione a far entrare l’arte nella vita, partendo dalla ridefinizione di ogni gesto quotidiano in funzione di un percorso di conoscenza del sé che passa attraverso la conoscenza dell’altro.
L’artista può preparare gli individui (a cominciare dai bambini) a difendersi
dallo sfruttamento, a smascherare i furbi, ad esprimersi con la massima
libertà e creatività. Può continuare la tradizione invece che ripeterla
stancamente.
La rivoluzione va fatta senza che nessuno se ne accorga. La leggerezza è stata
per Munari un modo di pensare, una forma mentis , in momenti storici in cui la
pesantezza intellettuale sembrava quasi un obbligo di casta. Come non
ripensare, a questo proposito, a Calvino, autore poliedrico, innamorato
dell’infanzia, e per tanti altri versi così simile a lui (Lezioni
Americane – Sei proposte per il prossimo millennio, cfr.: Lezioni americane - Wikipedia, Lezioni americane: sei proposte per il prossimo millennio, di Italo Calvino : MeLoLeggo.it, TNTforum -> Italo Calvino - Lezioni americane). Tutti sono capaci di
complicare. Pochi sono capaci di semplificare. La semplificazione è il
segno dell’intelligenza. Un antico detto cinese dice: quello che non si può
dire in poche parole non si può dirlo neanche in molte. Due degli artisti
italiani più celebri ed amati a livello internazionale hanno lasciato, l’uno
indipendentemente dall’altro, un’eredità così precisa: leggerezza, rapidità,
esattezza, visibilità, molteplicità. La passione di Bruno Munari per il
mondo dell’infanzia è l’emblema della sua fiducia nel futuro: “I bambini di oggi sono gli
adulti di domani aiutiamoli a crescere liberi da
stereotipi
aiutiamoli a suiluppare tutti i
sensi
aiutiamoli a diventare più
sensibili
un bambino creativo è un
bambino più felice. “ "
[...]Partendo dalla consapevolezza che la sperimentazione
diretta facilita la comprensione
e la trasmissione delle conoscenze, l’artista
ha messo a disposizione la propria capacità di scegliere e fornire materiali e
suggestioni visive, perché il bambino potesse egli stesso agire, liberando la
propria curiosità in un gioco solo minimamente guidato, suggerito soprattutto
attraverso le immagini e le dimostrazioni pratiche. Più che un metodo quello
proposto da Munari è un modo di proporsi nei confronti dei bambini: l’assenza
di una strutturazione rigida. [...]Bruno Munari può essere considerato una
delle personalità, non appartenenti alla scuola, che ha saputo offrire stimoli
eccezionali al mondo dell’educazione, che la scuola ha poi saputo fare propri. E’
stato un artista che ha rivolto all’infanzia uno sguardo particolare, riuscendo
a comprenderne ed interpretarne i bisogni profondi. La sua attenzione non era
volta ad un bambino immaginario, ma al bambino reale, che ha necessità di
conoscere e di comprendere il mondo intorno a sè.
Un mondo fatto di sensazioni tattili che vanno riscoperte e conservate, di capacità di osservare con curiosità e stupore la natura, di voglia di esplorare tutte le possibilità che ci offrono gli strumenti grafici prima ancora di disegnare, di allegria nello scoprire tutti i suoni che produce un pezzetto di carta, di voglia di collezionare quanti rossi ci sono…
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Foto 4 |
Un mondo fatto di sensazioni tattili che vanno riscoperte e conservate, di capacità di osservare con curiosità e stupore la natura, di voglia di esplorare tutte le possibilità che ci offrono gli strumenti grafici prima ancora di disegnare, di allegria nello scoprire tutti i suoni che produce un pezzetto di carta, di voglia di collezionare quanti rossi ci sono…
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Foto 5 |
[...]L’AMBIENTE
come laboratorio.
Il MATERIALE come offerta di conoscenza.
L’ADULTO come guida e indicatore di metodi di lavoro.
Il MATERIALE come offerta di conoscenza.
L’ADULTO come guida e indicatore di metodi di lavoro.
Questi sono tre punti cardine del pensiero pedagogico su cui
si fonda il laboratorio Bruno Munari.
Il laboratorio, secondo il Metodo Munari, rappresenta un luogo di creatività, libertà, sperimentazione, scoperta ed apprendimento attraverso il gioco ed osservazione della realtà che ci circonda con tutti i sensi,come premessa al conseguimento di una personalità originale ed autonoma attraverso lo sviluppo della creatività. I bambini sono liberi di scegliere la tecnica e di sperimentarne anche più di una, uscire dalle regole apprese ed essere capaci di mescolare il tutto, per poi scegliere il comportamento più rispondende alla propria personalità (diversa da quella degli altri).
Il laboratorio di Bruno Munari non ha banchi, ma tavoli da lavoro, perciò permette totale libertà di gesti, di movimenti e, diversamente dalla scuola, possibilità di cambiare posto in funzione delle esigenze di lavoro. Nel laboratorio non si trovano verità precostituite o modelli da trasmettere, ma la possibilità di ricercare più verità e più modelli. Nel laboratorio non riveste primaria importanza il prodotto finale, quanto piuttosto il modo con cui si perviene al risultato, risultato che potrà essere l’inizio di una nuova
sperimentazione. Con i suoi Laboratori Munari propone di insegnare ai bambini
come si guarda un’opera: l’arte visiva non va raccontata a parole, va
sperimentata: le parole si dimenticano, l’esperienza no. Se ascolto
dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco, soleva ripetere l’artista,
citando un antico proverbio cinese. Nel Laboratorio “si gioca all’arte visiva”
affinchè si possa fruirne con maggiore consapevolezza e spirito critico. Il
metodo si basa sul fare affinchè i bambini possano esprimersi liberamente senza
l’interferenza degli adulti, diventando indipendenti e imparando a risolvere i
problemi da soli.
“Aiutami a fare da me” [...]
Il laboratorio, secondo il Metodo Munari, rappresenta un luogo di creatività, libertà, sperimentazione, scoperta ed apprendimento attraverso il gioco ed osservazione della realtà che ci circonda con tutti i sensi,come premessa al conseguimento di una personalità originale ed autonoma attraverso lo sviluppo della creatività. I bambini sono liberi di scegliere la tecnica e di sperimentarne anche più di una, uscire dalle regole apprese ed essere capaci di mescolare il tutto, per poi scegliere il comportamento più rispondende alla propria personalità (diversa da quella degli altri).
Il laboratorio di Bruno Munari non ha banchi, ma tavoli da lavoro, perciò permette totale libertà di gesti, di movimenti e, diversamente dalla scuola, possibilità di cambiare posto in funzione delle esigenze di lavoro. Nel laboratorio non si trovano verità precostituite o modelli da trasmettere, ma la possibilità di ricercare più verità e più modelli. Nel laboratorio non riveste primaria importanza il prodotto finale, quanto piuttosto il modo con cui si perviene al risultato, risultato che potrà essere l’inizio di una nuova
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Foto 6 |
“Aiutami a fare da me” [...]
"Bruno Munari" su Lapappadolce – imparare coi bambini: pedagogia e didattica, arte e manualità/altre pedagogie/classi 1a-5a/da 0 a 3 anni/dai 3 ai 6 anni/PEDAGOGIE, 10 Marzo 2011,
“Un giorno sono andato in una fabbrica di calze
per vedere se mi potevano fare una lampada. Noi non facciamo lampade, mi
risposero. E io: vedrete che le farete”
Bruno Munari
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Foto 7 |
"Con questa frase di Bruno Munari, si può presentare una
delle più note lampade del design italiano, nonché uno dei più conosciuti tra i
progetti dell’artista designer. La lampada a sospensione Falkland,
una lampada da la luce effimera, scenografica e scultorea, nella sua presenza.
Testimonianza della creatività di Munari, la lampada
Falkland, disegnata nel 1964 per Danese, vede coinvolta nel suo
iter una ditta che realizzava calze femminili, essendo infatti pensata in
origine usando maglia elastica, questo tessuto elastico tubolare definisce la forma grazie ad anelli
metallici in alluminio naturale, che ne fanno da struttura. E’ la forza di gravità che definisce e si estende nei suoi 166 cm (ma anche a
misure intermedie di 85 cm e 53 cm) con diametro di 40 cm . Questa
semplicità di materiali, la, rende facile
ad essere trasportata è facilmente
montabile secondo la stessa logica che si ritrova anche per altre lampade Bali del 1958 (cfr.: Lampada Bali di Bruno Munari per Danese | EYEON design) 

e Capri del 1961 e versione 2006 (cfr.: Bruno Munari - opere)
realizzate da Munari, sempre per Danese. La
visione geniale del progetto sta nell’essere riuscito ad aprire la strada
nell’ambito del design, ad un materiale inedito, trasferire l’uso della
filanca leggera, flessibile e intercambiabile, ad un settore diverso fino ad
allora impensabile. Struttura interna portante e da una parte esterna che,
fungendo da diffusore, regola il tipo di illuminazione, tutti accorgimenti
determinano anche il basso costo nell’ottica di un design democratico. La lampada
Falkland, definita forma spontanea, assume il suo aspetto quando viene
sospesa, luce soft come
all’interno di una nuvola. Una presenza importante e semplice allo stesso tempo
che racchiude in sé il pensiero di Munari,che si distingue nel mondo del
design, per la semplicità e la linearità dei suoi oggetti e per la logica
essenzialità strutturale. La lampada è in collezione al Moma di New York."


e Capri del 1961 e versione 2006 (cfr.: Bruno Munari - opere)
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Foto 8 |
"Falkland", su Arredativo, 23 Febbraio 2012, dal web : FALKLAND, di laura in Illuminazione/Lampade a Sospensione/Pezzi Storici - http://www.arredativo.it/2012/recensioni/illuminazione/falkland/
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Foto 9 |
"La forma della lampada ‘Falkland’ nasce dalla tensione di
un tubo di filanca e dal peso di alcuni anelli metallici: è una forma
spontanea, generata unicamente dalla tensione delle forze interne che la
compongono. [...] Questa lampada corrisponde più delle altre ai
requisiti che Munari indica come indispensabili per una corretta progettazione:
semplicità, efficienza, minimo ingombro di stoccaggio e massima resa formale.
Nasce dalla commistione di oggetti lontanissimi tra loro, come le nasse da
pesca, le calze da donna e le lampade di carta orientali. Falkland si compatta
nella confezione in pochi centimetri di spazio, la luce filtra dal tubo,
utilizzando la texture del tessuto per creare un caratteristico effetto di
luminosità morbida e diffusa. Il diffusore è disponibile nella versione
ignifuga."
"Danese Falkland 53 cm" su DESIGNINLUCE, dal web :Danese Falklan 53cm - http://www.designinluce.com/prodotti/danese-falkland-53cm_10427
Fonti foto:
Alessia Chillemi
corretto e ripostato cp
corretto e ripostato cp
Ho inserito alcuni riferimenti ed immagini poiché la bibliografia e le specifiche sono SEMPRE oltre che fondamentali, un dovuto "dare a Cesare quel che è di Cesare".
RispondiEliminaSono ben espressi sia il profilo dell'autore che il soggetto innovativo del prodotto.
brava Alessia!
cp