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lunedì 20 gennaio 2014

*Semplificare, Complicare...Quando il progettista è povero di idee spesso usa materiali molto preziosi - Bruno Munari

Foto 2- Copertina di "Da cosa nasce cosa"
grazie a Marina! che ha riportato alcune mie citazioni di Munari estendendole e lavorando a questo post, per tutti noi ed anche a mezza giornata dal tema trattato a Lezione.
Ottimo. va ovviamente nella Bibliografia fondamentale.
cp


Foto 1- Bruno Munari
Semplificare vuol dire cercare di risolvere il problema eliminando tutto ciò che non serve alla realizzazione delle funzioni. 
Semplificare vuol dire ridurre i costi, diminuire i tempi di lavorazione, di montaggio, di finitura. 
Vuol dire risolvere i problemi assieme a un’unica soluzione.

Semplificare è un lavoro difficile ed esige molta creatività. Complicare è molto facile, 
basta aggiungere tutto quello che ci viene in mente senza preoccuparsi se i costi vanno oltre i limiti di vendita, 
se ci si mette più tempo a realizzare l’oggetto, e via dicendo. 
Bisogna però dire che il pubblico, in genere, è più propenso a valutare il “tanto lavoro” manuale che ci vuole a realizzare una cosa complicata piuttosto che a riconoscere il “tanto lavoro” mentale che ci vuole per semplificare, dato che poi non si vede. Infatti la gente di fronte a soluzioni estremamente semplici, che magari hanno richiesto lunghi tempi di ricerche e di prove, dice: ma come, è tutto qui? Ma questo lo so fare anch’io!
Quando qualcuno dice
questo lo so fare anch’io
vuol dire che lo sa Rifare
altrimenti lo avrebbe già fatto prima.
Bruno Munari, Da cosa nasce cosa, editori Laterza, Roma, 2005, pag.132, da riga n 1 a n 26.
*
Un concetto opposto alla semplicità e alla moderazione economica, ma anch’esso molto caro a Bruno Munari, è quello dell’eccessivo costo di taluni oggetti, legato al “lusso”, che così definisce:
È la manifestazione dell’importanza che viene data all’esteriorità e rivela la mancanza di interesse per tutto ciò che è elevazione culturale. È il trionfo dell’apparenza sulla sostanza. […] Per esempio a cosa servono rubinetti d’oro? Se da quei rubinetti d’oro esce un’acqua inquinata non è più intelligente, con la stessa spesa mettere un depuratore d’acqua e tenere rubinetti normali? Il lusso è l’uso sbagliato di materiali costosi che non migliora le funzioni. Quindi è stupidaggine. […] Il lusso non è un problema di design.
Bruno Munari, op.cit., pp.11-12
Foto 3- Micheal Thonet e sedia n.14
Immagine 4- disegno esplicativo di Munari
Vediamo quindi un famoso esempio di semplificazione: la sedia n.14 del signor Michael Thonet. Michael Thonet era una falegname intagliatore, nato a Boppard sul Reno nel 1796. Se fosse stato un artigiano ripetitore di forme usate, e non un creativo, sarebbe certamente dimenticato come la grande quantità di artigiani ripetitivi, invece se noi oggi ci occupiamo del suo lavoro vuol dire che era proprio un designer […]. Uno che inventa un nuova tecnica per risolvere i problemi con più semplicità senza dimenticare l’estetica che può nascere da quella tecnica.
Le sedie di quei tempi erano fatte di tanti pezzi di legno, tanti listelli o bastoni messi assieme a incastro o con colle. Ogni pezzo di legno doveva essere lavorato, finito, incastrato, incollato per formare la sedia. C’erano i quattro montanti delle gambe, lo schienale, il sedile, i listelli di rinforzo per tenere assieme le gambe e tutto il resto. Si parla qui di sedie economiche, non di sedie di lusso, intagliate, fatte per la solita élite. Tanto per fare un esempio […] la sedia di Chiavari è fatta con sedici pezzi, è leggera e comoda. La sedia Windsor è fatta con ventitré pezzi ed è piuttosto pesante. La fattura e il montaggio di tutti questi pezzi richiedevano molto lavoro e spreco di materiale.
Immagine 5- disegno esplicativo di Munari
Michael Thonet pensò che forse si sarebbe potuto inventare una sedia più semplice, fatta senza spreco leggera ed elegante.
Immagine 6 - scomposizione di n.14
Forse esaminando dei mobili di malacca(*) curvata gli venne in mente di provare a curvare dei bastoni a sezione rotonda, di faggio, inzuppati di vapore […] per poi inserirli in uno stampo e seccarli facendo evaporare l’umidità assorbita. In questo modo i bastoni avrebbero conservato le forme volute. […] Thonet pensò che curvando il legno si potevano riunire più funzioni: i piedi posteriori e lo schienale potevano essere un pezzo solo, che non aveva più bisogno di incastri o di colle. Il sedile, invece di farlo quadrato lo fece rotondo in un pezzo solo invece  che in quattro pezzi da incastrare. In questo modo la sua prima sedia fu realizzata in soli sei pezzi e tenuta assieme con solo dieci viti. Era l’anno 1859 quando la sedia nuova, modello 14, si realizzò. Ancora oggi questa sedia viene costruita nello stesso modo e fino a poco tempo fa ne sono state prodotte oltre settanta milioni di esemplari. La sedia così progettata e costruita risultò più economica, più pratica, leggera ed elegante per la coerenza formale del materiale, della tecnologia usata, senza nessuna forzatura decorativa oltre alle forme nate dalla tecnica. Con lo stesso principio progettuale Thonet produsse poi tutta una serie di sedie, sgabelli, poltrone e poltroncine che risultano di una coerenza formale esemplare.
Bruno Munari, op.cit., pp.133-134-136, da riga n 1 a n 26.

(*) malacca s. f. [dalla penisola asiatica della Malacca, nell’Asia merid.]. – Sorta di canna d’India usata per fabbricare bastoni, mani d’ombrello, ecc.

AA.VV., Il grande dizionario Garzanti, Garzanti Editore, Milano, 1988, pag.1096
Quando il progettista è povero di idee spesso usa materiali molto preziosi
Bruno Munari, Verbale scritto, ediz. Corraini, Mantova, 2008
Fonti foto:
1- http://artiseverywhere.serraglia.com/category/%E2%80%A2name/bruno-munari/page/2/
2-http://www.revolutionine.com/2009/09/09/creativita-non-vuol-dire-improvvisazione-senza-metodo/
3- http://www.hidesign.it/it/catalogo/product/show/cid-4992/sedia-stuhl-no14

Fonti immagini:
4 - 5 - Bruno Munari, Da cosa nasce cosa editori Laterza, Roma, 2005, pag. 135
6 - Bruno Munari, op.cit., pag. 137

Marina Arillotta

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