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DESIGN 2013/14 n 1 prof POLIDORI - Design and Evolution of Experimental Prototypes Suggested
http://design-cecilia-polidori-2014-1.blogspot.it/

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DESIGN 2013/14 n 2 prof POLIDORI - Design and Evolution of Experimental Prototypes Suggested
http://design-cecilia-polidori-2014-2.blogspot.it/

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DESIGN 2013/14 n 3 prof POLIDORI - Design and Evolution of Experimental Prototypes Suggested
http://design-cecilia-polidori-2014-3.blogspot.it/

Ghirlanda Design

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domenica 19 gennaio 2014

* Lista della Spesa di Michelangelo: un linguaggio universale ed un progetto semplice

Foto 1- Sebastiano del Piombo, Ritratto di Michelangelo
 che indica i suoi disegni,
1500 circa
ok. straordinario
ho corretto, impaginato etc. è perfetto, valido, interessante, va - anche - in bibliografia di approfondimento oltre che in Food design & Grosery list.
cp
Come per la progettazione del riso verde non si può mettere la pentola sul fuoco senza l'acqua o preparare il condimento dopo aver cotto il riso. 
Se però c’è qualcuno capace di dimostrare oggettivamente che è meglio cambiare l’ordine di qualche operazione, il designer è sempre pronto a modificare il suo pensiero di fronte all’evidenza oggettiva, ed è in questo modo che ognuno può apportare il suo contributo creativo nella strutturazione di un metodo di lavoro che tende, come si sa, a raggiungere il massimo risultato con il minimo sforzo.
Bruno Munari, Da cosa nasce cosa, editori Laterza, Roma, 2005, pag.60
Anche una semplice lista della spesa destinata a un servo analfabeta può celare un progetto e un ingegno da designer.
Una lista della spesa è un progetto che condurrà alla realizzazione finale del cucinare, ma che in questa fase si può definire ancora flessibile: la scelta dei prodotti varia e una volta stabiliti dovranno essere acquistati più o meno contemporaneamente per completare un certo tipo di vivanda. 
A questo punto, i punti fissi sono i prodotti scelti per desinare e le fasi di lavorazione. Tuttavia può variare il metodo di lavorazione e ogni componente ancora potrà essere combinato, manipolato, soggetto a più sperimentazioni.
Immagine 2- schema di Bruno Munari per il progetto di preparazione di riso verde
Legenda:
P= Problema; 
DP= Definizione del Problema; 
CP=Componenti del Problema; 
RD= Raccolta Dati ; 
AD= Analisi dei Dati; 
M= Materiali Tecnologia; 
S= Sperimentazione; 
M= Modelli; 
V= Verifica; 
S= Soluzione.
L’analisi della lista della spesa di Michelangelo mi conduce alla considerazione di diversi aspetti.
Primo aspetto: la memoria
Foto 3 - testo di Hermann Ebbinghaus,
Un contributo alla Psicologia sperimentale
Certamente il disegno ha un linguaggio universale, è una forma di comunicazione comune, permette di descrivere oggetti, di spiegare condizioni, di raggiungere un contatto anche laddove la lingua attraverso le parole non riesce. Quindi, sicuramente il pratico Michelangelo, noto anche per il suo acume, avrà ingegnato questa soluzione per risolvere i problemi di lettura, e aggiungerei memoria, del servo. Sottolineo quest’ultimo fattore (la memoria) perché, osservando attentamente La lista, non tutti i nomi corrispondono a un disegno esplicativo: “tortelli”, “quartuccio di bruschini”, “spinaci”, oppure non tutti i nomi sono espressi da un disegno esattamente corrispondente: “due minestre di finocchio” sono rappresentate da due scodelle colme di cibo.
Alla fine dell’Ottocento un filosofo e psicologo tedesco, Hermann Ebbinghaus, sperimentò una serie di studi sulla memoria e sull’apprendimento e l’associazione legata al processo di memorizzazione, teoria ripresa e contraddetta dagli psicologi della Gestalt nei primi anni del Novecento.
Immagine 4 - studio di percezione: più punti vicini vengono associati a una forma
Quest’ultimi sostenevano che la memoria fosse strettamente connessa alla percezione e all’esperienza: la percezione visiva di singoli elementi, ad esempio dei punti, può portare al riconoscimento di una forma più o meno complessa: stella, etc. 


Immagine 5 - qualunque siano le diverse forme
la mente considera una forma predominante
Pertanto è probabile che, pur non conoscendo ovviamente queste cognizioni, Michelangelo le abbia intuite e, per il cibo non corrispondente ad alcun disegno, abbia stabilito di inserirli per ultimi nella lista: “tortelli”, perché il servo potesse ricordare che quell’ultima parola fosse proprio “tortelli”.
Ne consegue il Secondo aspetto: la fantasia del servo e di Michelangelo.

Il prodotto della fantasia, come quello della creatività e della invenzione, nasce da relazioni che il pensiero fa con ciò che conosce […]. La fantasia quindi sarà più o meno fervida se l’individuo avrà più o meno possibilità di fare relazioni. Un individuo di cultura molto limitata non può avere una grande fantasia, dovrà sempre usare i mezzi che ha, quello che conosce, e se conosce poche cose tuttalpiù potrà immaginare una pecora coperta di foglie invece che di pelo.”
Bruno Munari, Fantasia, Editori Laterza, Bari, 2006, pag. 29 dalla riga n 1 alla riga n 30
immagine 6
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immagine 8
immagine 9








       







Immagini 6 -7- 8- 9- Esperimento di Bruno Munari con ventuno punti

Il problema basilare quindi, per lo sviluppo della fantasia, è l’aumento della conoscenza, per permettere un maggior numero di relazioni possibili tra un maggior numero di dati. Questo naturalmente non significa che, automaticamente, una persona molto colta sia anche una persona con molta fantasia.”
Bruno Munari, Op.cit., pag. 35 dalla riga n 4 alla riga n 9.
Terzo aspetto: informazioni storiche e geografiche
Immagine 10 - disegno di "salama"
della lista della spesa di Michelangelo
L’analisi di questo foglio dice di cosa si cibasse Michelangelo e, soprattutto, rappresenta un’informazione su quale fosse il cibo consumato nel Cinquecento, per taluni aspetti anche come si accostassero i sapori, e dà indizi di alimenti che conducono alla conoscenza che si tratti di cibo italiano, come il vino Bruschino o il salame tipico.
Quarto aspetto: riuso
Immagine 11 - foglio della lista tripartito e in cui traspaiono scritte del retro 
Il foglio considerato viene riutilizzato più volte, per più liste della spesa e il retro del foglio lascia intravedere altre scritte di altro genere.
Quinto aspetto: il Food design
Tutti i su citati aspetti riconducono al Food design: il cibo schizzato da Michelangelo che già è progetto, e fantasia,creatività, ed invenzione  permette la produzione di qualcosa di nuovo e aiutano il servo alla associazione mentale e alla comprensione; il cibo, come il disegno, è un elemento che accomuna gli uomini, e al tempo stesso esso può indicare una determinata localizzazione geografica, la cultura delle popolazioni locali. 

Immagine 12 - progetto di tortellino
Il Food design si avvale di studi progettuali e ricerche tecnologiche ed alimentari che precedono la produzione. Il risultato sono manufatti di uso alimentare che, salvo per le materie prime utilizzate e per la finalità del prodotto stesso, sono del tutto identici a un prodotto di disegno industriale, sia per quanto riguarda il percorso progettuale, sia per quanto riguarda il processo produttivo. La lingua italiana ci consente di utilizzare l’espressione di progettazione degli Atti Alimentari, con cui si comprendono anche i luoghi e i sistemi di produzione, i supporti merceologici, l'analisi sensoriale, i modelli i congegni per l’elaborazione dei prodotti, ma soprattutto si fa riferimento ai contenuti simbolici e, di riflesso, storici e cerimoniali del problema della nutrizione; il tutto inteso come un rapporto critico tra segni, relazioni e loro pragmatica.
Immagine 13 - progetto di pasta del designer Mauro Olivieri
Gli Atti Alimentari sono il paradigma che una sostanza commestibile deve attraversare per essere riconosciuta come cibo dall’essere umano. Tale paradigma è costituito da tre elementi fondamentali: una cornice argomentativaun mangiato e un mangiatore. Il percorso che la sostanza compie all’interno di questo paradigma ha la funzione principale di fondare l’identità di colui che mangia (il mangiatore) investendo di significati simbolici il mangiato. Ciò avviene all’interno di un ambiente (cornice argomentativa o frame) che è a un tempo sociale, culturale, fisico ed economico in cui la comunità condivide i propri valori e le proprie aspirazioni. Tali valori vengono messi in scena concretamente attraverso i riti, i costumi, le credenze, gli ideali, le tecniche, le forme e i sapori del mangiato. Gli Atti Alimentari sono dunque il luogo in cui si inverano i valori fondamentali di una epoca e di una cultura tanto che attraverso il loro studio è possibile delineare le caratteristiche di una cultura, ma non è possibile il processo inverso. Sono un sistema complesso strutturato come un linguaggio. In quanto tale essi sono suscettibili di progettazione negli elementi grammaticali (morfologia dei segni), sintattici (relazioni interne tra segni), semiotici (relazione tra segni e gli oggetti a cui si riferiscono) e pragmatici (relazione tra il sistema dei segni e il parlante) ovvero possono essere pensati nella prospettiva di un obiettivo condiviso, possono essere quindi, trattati come scientifici e di fatto progettati. Progettare gli Atti Alimentari significa modellare risposte consapevoli attorno ai bisogni espressi dalle tre componenti del suo sistema mediando tra mondo e corpo. Poiché l'uomo è sempre il prodotto dell'ambiente e dell'educazione e ogni molecola di cibo che introduce nel suo corpo porta sempre e inevitabilmente con sé una particella di mondo. La Progettazione degli Atti Alimentari implica la capacità di gestione delle produzioni tecniche che l’uomo ha messo in atto per superare lo stato di natura, la conoscenza della cultura e dei linguaggi secondo cui rappresenta se stesso e la struttura della società in cui essi acquistano senso creando l’identità.
Foto 14 - posate ergonomiche di Gio Ponti per la Krupp italiana, Milano, 1951
Si può definire Food design la progettazione (e quindi tutto ciò ad essa legata: ricerche alimentari, antropologiche, comunicative, psicologiche e pratiche) del prodotto alimentare finito, o parte di esso, alla quale viene associata, come avviene in ogni campo della progettazione e produzione in massa, lo studio dei sistemi produttivi e distributivi e dei relativi supporti correlati utili al consumo e alla fruizione dei prodotti agro-alimentari in una prospettiva sia culturale che materiale. A questi si aggiungono sistemi di comunicazione e promozione del prodotto finito, servizi e eventi correlati, frutto di marketing o esigenze aziendali.”
Foto 15- Enrique Sardi, il pasticcere Lello Parisi e il Team Lavazza
Foto 16 -  vasi ottenuti da riciclo di buccia d'arancia
Quello del Food design è quindi un progetto realizzato con il cibo e include tutto ciò che riguarda il mondo del cibo: tiene conto dell’esperienza sensoriale del gusto e della vista, oppure permette di realizzare gli strumenti utili per cucinare o per consumare. Permette di riciclare il cibo per realizzare nuovi prodotti (come le decorazioni), e gioca con il riconoscimento (attraverso la memoria) di oggetti gradevoli, elaborati con il cibo stesso. 
Non tralasciando che anche il packaging progettato per avvolgere il cibo spesso viene riciclato.
Fonti foto
1- http://www.daringtodo.com/lang/it/2011/10/14/grandi-mostre-michelangelo-e-raffaello-nella-roma-del-500/
3-http://www.barnesandnoble.com/w/memory-a-contribution-to-experimental-psychology-hermann-ebbinghaus/1103341399?ean=2940015692525
14- http://diegoterna.wordpress.com/2012/04/25/il-design-spiegato-a-me-stesso-3/
15- http://www.buoni-pasto.it/cookie-cup-per-un-sabato-in-dolce-compagnia/
16- http://www.architetturaecosostenibile.it/design/arredamento/buccia-arancia-scarto-riciclo-751.html

Fonti immagini
2-  Bruno Munari, Da cosa nasce cosa,  editori Laterza, Roma, 2005, pag. 62
4 - http://www.lettere.unimi.it/dodeca/bozzi/cap2pb.htm
5- http://www.timetocomm.com/news/teoria-della-gestalt/
6-7-8- 9- http://design-matin.com/munari-point-trait-chaise/
10- 11- http://deepsdesignbyceciliapolidori2-2.blogspot.it/p/a.html
12- http://www.finedininglovers.com/photo/art-design/food-design-pasta/pasta-design-tortellini/
13- http://www.pastificiodeicampi.it/blogs/mafaldina/2013/01/food-design-ecco-i-campotti-by-mauro-olivieri.html

Marina Arillotta - 

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