visto il poco tempo che ha Simona per chiudere il post, ho scelto di correggere io qualche imprecisione. il post va molto bene, va nelle INTEGRAZIONI della LEZIONE 10 grazie al testo e alla documentazione fotografica molto interessante. ho modificato il titolo, anch'esso preso dalle citazioni del post, invece di Paco Rabanne, il "sarto metallurgico": con Paco Rabanne non c'è più l'illusione del tessuto
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"Con la contestazione cominciò a diffondersi l'idea di un vestire più comodo, informale e meno elitario, e quindi contrario ai principi di distinzione, di stile e di lusso che avevano caratterizzato le creazioni dei grandi sarti. La moda stava diventando un fenomeno di massa che interessava i mercati internazionali e solo in piccola parte era riservata ad una elitè ricca ed esclusiva.
Lavorazione a catena, capi dal taglio semplice e tessuti sintetici o misti, permettevano alle industrie di tenere i prezzi bassi, facendo sgretolare il primato della haute couture e il mito di Parigi."
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Il giovane Paco Rabanne al lavoro |
Questi sono
gli anni della contestazione giovanile, anni di intenso fermento, di
innovazione, che inevitabilmente si rifletteranno anche in un nuovo modo di
vedere la moda.
‘Innovare’ è la parola d’ordine di un periodo che,
mai come allora, ha visto legare a doppio filo moda e società, moda e attualità
in modo quasi simbiotico
In questo
clima del tutto nuovo, emerge la figura di Paco
Rabanne.
Spagnolo
di nascita (San Sebastiàn, 19 febbraio 1934),
all’anagrafe Francisco Rabaneda
Cuervo, ha la moda scritta nel destino, è infatti il figlio della prima sarta di
Balenciaga.
Allo scoppio
della guerra civile spagnola si rifugia con la famiglia in Francia, qui, negli
anni 60 diviene noto come enfant terrible del
mondo della moda francese.
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I suoi orecchini oversize, sulla copertina di Vogue |
"A Parigi si laureò in architettura: era affascinato dalla Pop Art, dal Dadaismo e dalle sculture in materiali innovativi come il neon, la plastica, il ferro e iniziò il suo percorso stilistico allontanandosi dalla tradizione, sulla scia di altri creatori di moda anticonformisti come Courrèges, Saint Laurent, Cardin, Ungaro."
Si inserisce nel mondo della moda cominciando a creare accessori (prima per il pellettiere
Roger Model, poi per il calzaturiere Charles Jourdan) da molti considerati
stravaganti, ma che attiravano l’attenzione delle più importanti riviste di
moda.
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Orecchini in plastica realizzati da Paco Rabanne, appartenuti alla scrittrice Fernanda Pivano (prima moglie di Ettore Sottsass) |
Per le
sue creazioni utilizzava il rhodoid, un materiale plastico, a basso costo, composto
da acetato di cellulosa, colorabile e facilmente tagliabile, che consentiva di
creare accessori del tutto innovativi, colorati e leggeri. Su tutti, i suoi orecchini
oversize dai colori fluo, che in brevissimo tempo andarono a ruba, rendendolo
famoso.
"Rabanne
si pone sin dall'inizio l’obiettivo di lavorare con quei materiali che nessuno
aveva considerato prima e che nessuno avrebbe mai osato far indossare a una
donna. Così comincia a utilizzare carta, placche metalliche, catene di plastica, alluminio, pelle
fluo e molti altri materiali improbabili."
Ago e filo vengono sostituiti da pinze e tenaglie.
Nel febbraio del '66, presenta a Parigi,
all’ Hotel George V, la sua prima collezione :
“12 vestiti importabili in materiali contemporanei” sfilano al suono
della musica di Pierre Boulez, indossati da modelle scalze, e di
colore (una cosa mai vista prima nell’alta moda).
La
sfilata fu come un fulmine a ciel sereno per il mondo della moda parigina.
Né
la critica, né tanto meno i suoi colleghi, furono magnanimi con il giovane Paco, addirittura Cocò Chanel disse: “più che un sarto, quest’uomo è un
metallurgico!”
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Audrey Hepburn, in Paco Rabanne, nel film "Due per la strada" |
"Convinto che la creatività non è seduzione
ma choc […] lanciò una serie di vestiti pieni di accostamenti irriverenti: in
carta, tessuti assieme a una
trama di nylon e legati con bande adesive, in jersey di alluminio, in piume
incollate a nastri. Per gli abiti da sera scelse sottilissimi tubi di plastica,
mentre immaginò le sue spose vestite in rettangoli di rhodoïd opalescente. I
pezzetti erano tenuti assieme da anelli metallici: non più ago e filo dunque,
ma strumenti sartoriali quali pinze e ganci."
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Ben presto anche il mondo dello spettacolo cominciò a richiedere le creazioni di Paco Rabanne, una delle prime attrici ad indossare i suoi abiti fu Audrey Hepburn nel film “Due per la strada”. Creò poi per Jane Fonda un mini-abito in stile medievale, fatto in maglia di m
etallo, per il film “Barbarella”.
La cantante Francoise Hardy diviene la sua testimonial ufficiosa: nel 1968 le fece indossare un abito in lamine d’oro con incrostazioni di diamanti, che divenne uno dei suoi manifesti.
"Il moderno ha la faccia tosta, è insolente, sfascia le regole del lusso. È scandalo, è il nuovo. [..] Paco non si nasconde, non media, cerca una rottura. Provoca e plastifica la couture, il suo è uno stile che si fa sempre più fluido, contaminato. I suoi sono abiti-manifesto, non c'è più l'illusione del tessuto, il corpo cerca altre seduzioni".
... Per Paco la moda non segue la società, ma in un certo senso la riequilibra. «Quando l'economia va male le gonne si allungano e cresce la voglia di lusso, di materiali pregiati e costosi. Quando invece tutto va bene l'orlo si accorcia, si è più disposti a indossare un sacco della spazzatura».
Schizzo del "Metal Dress" di Paco Rabanne, di Simona Cutrì |
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"Paco Rabanne, metal dresses" : https://www.youtube.com/watch?v=kHiCcv5g0n8