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Ghirlanda Design

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giovedì 9 gennaio 2014

Food design & Grocery List - la lista della spesa di Michelangelo Buonarroti

Michelangelo aveva accompagnato la lista con disegni esplicativi per il suo servo analfabeta. 
da: Archivio di Casa Buonarroti, Museo, via Ghibellina, 70, Firenze - Archivio | Casa Buonarroti
su questi siti inglesi ci si domanda che cibi siano e... qualcun altro ha già pensato a tradurre...

Let's see if we can figure out what it says:
  • Pani Dua (?) Two pieces of bread?
  • Un Bocal di Vino (a quart of wine)
  • Un Ariga (Herring)
  • Tortegli (tortellini?)
  • Una salama (some sort of salami, see here) (qualche tipo di salame, clicca qui)
  • Quattro pani (4 pieces of bread)
  • Unh Bochal di Zodo (a pitcher of ... ??) (una caraffa di ... ?)
  • Un quartuccio di Bruschino (Red wine.. incorrectly translated as rough wine.. whatever that means...) (Vino rosso .. erroneamente tradotto vino grezzo .. qualunque cosa significhi ...)
  • un ??? di spinaci (Spinach!)
  • Quattro Alici (sort of anchovies..) (sorta di acciughe ..)
  • Tortelli (again?!)
  • Sei Pani (6 pieces of bread)
  • Due Minestre di Finocchio (Fennel soup... YUMMY) (Zuppa di finocchi ... GUSTOSISSIMA) 
  • Un aringa (a herring)
  • Un boccal di Zondo (a pitcher of ?? )

The list is reproduced in the book (La lista è riprodotta nel libro) by Gillian Riley, "The Oxford Companion to Italian Food", Oxford University Press, University of Oxford, Oxford, United Kingdom, 2007, pp. 325-326.
According to the book, the list is (Secondo il libro, l'elenco è)
  • pani dua, two bread rolls
  • un bochal di vino, a jug of wine, (una brocca di vino)
  • una aringa, a herring 
  • tortegli, tortelli
  • una insalata, a salad
  • quatro pani, four bread rolls
  • un bochal di tondo, a jug of full-bodied wine (una brocca di vino corposo)
  • un quartuccio di bruscho, a quarter of dry wine (un quarto di vino secco)
  • un piatello di spinaci, a dish of spinach
  • quatro alice, four anchovies
  • tortelli, tortelli
  • sei pani, six bread rolls
  • dua minestre di finochio, two dishes of fennel
  • una aringa, a herring
  • un bochal di tondo, a jug of full-bodied wine
secondo voi che c'entra? 
su "commenti" tutti possono esprimere le loro teorie...

Nella prima ora della prox Lezione n 9 esamineremo e ragioneremo sul TEMA del post: DEEPS Design 2°: Food design & Grocery List - la lista della spesa di Michelangelo Buonarroti.
Faremo a nostra volta una lista degli aspetti che ne emergono (vedi quelli già affrontati nei: commenti) e molti altri che ancora non sono stati espressi.
Tutti coloro che vorranno formulare un loro pensiero su commenti entro martedì 14 gennaio h 12:30 avranno la possibilità di farne un post e, quindi, invitati come Autori.

16 commenti:

  1. Ho indagato un po' sul web per capire meglio di cosa si trattasse, se come per altre opere, ci fossero misteri strani o messaggi nascosti. Riporto un piccolo pezzo ed un articolo.

    "Quella che vedete qui di seguito pare che sia una delle liste della spesa che Michelangelo Buonarroti affidò nel 1518 al suo servo analfabeta perché facesse la spesa. E proprio perché era analfabeta, accanto ai nomi delle cose da comprare c’è la relativa illustrazione."
    Dal web : http://www.gizmodo.it/2014/01/02/la-lista-della-spesa-illustrata-scritta-michelangelo-nel-1518.html

    "Perché il genio di Michelangelo, come si può vedere nell’immagine, ha aggiunto (con la pratica precisione di un artigiano e il suggestivo talento di un artista) i disegni accanto alle scritte?
    John Updike (romanziere americano, poeta, scrittore di racconti, critico d’arte e critico letterario), una volta ha scritto che “l’eccellenza nelle grandi cose si fonda sull’eccellenza del piccolo“. L’osservazione idealmente ci rimanda ai numerosi grandi successi di Michelangelo, dalla Pietà al David, al Giudizio Universale, alla Basilica di San Pietro, per metterli a confronto con l’eccellenza del piccolo come l’umile ma sorprendente lista con la carrellata d’ingredienti per un pasto, dello stesso tipo di quelli che ognuno di noi regolarmente annota sulla propria lista della spesa.
    Tornando alla domanda sul perché dei disegni di Michelangelo inseriti nella lista della spesa, la risposta è: “Perché il servo che stava mandando al mercato era analfabeta“. L’ha scritto Steve Duinil sul suo sito Oregonlive in una recensione di uno spettacolo alla Seattle Art Museum:
    «Michelangelo ha illustrato la lista della spesa con affrettata (e tanto più squisita) caricatura a penna, ha disegnato un’aringa, tortelli, due zuppe di finocchio, quattro acciughe e un piccolo quarto di vino grezzo».
    Come possiamo vedere, Michelangelo il grande uomo del Rinascimento non solo ha perseguito una varietà d’interessi, ha applicato la sua maestria anche per le attività insolite e mondane. Il che, naturalmente, rende il mondano insolito."
    Dal web: http://virtualblognews.altervista.org/che-cosa-mangiava-michelangelo-ecco-il-suo-eccezionale-manoscritto-con-la-lista-della-spesa-foto/25817958/

    Credo sia inerente
    Credo sia inerente all'offerta zio e fatta da lei durante la ghirlanda riguardo la semplicità, questa é una conferma che la semplicità sia la cosa migliore di un progetto! Perché anche la lista della spesa é Un Progetto, un progetto che può sempre migliorare!

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    1. Correggo *all'affermazione fatta da lei in aula durante l'esercitazione della ghirlanda.
      Mi riferisco alla citazione riguardo Mies e la semplicità.

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  2. John Updike disse "[…] l'eccellenza nelle grandi cose si fonda sull'eccellenza del piccolo".
    Un progetto è un progetto (dal latino proiectare cioè << gettare avanti >>), la stessa logica e lo stesso rigore andrebbero usati sia per le grandi opere che per le piccole cose, in fondo le idee migliore non costano di più.
    Se una metodologia ci appartiene la applicheremo sempre, che sia la lista della spesa o la cappella Sistina (giusto per rifarci a Michelangelo).
    Il problema nasce quando ancora non si ha un metodo (di lavoro o di studio) e si va avanti seguendo correzioni e consigli che vengono dati da chi ne sa più di noi (o almeno si spera sia così).
    Troppo spesso, poi, sottovalutiamo il lavoro che ci viene assegnato, frasi tipo sono "Perché dobbiamo fare.. (e qui va inserito il caso specifico)? Perché non facciamo cose serie? Che senso ha fare questo?", non riuscendo a capire che tutto fa esperienze e può servire al momento opportuno.

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  3. La lista della spesa è un progetto, la spesa è la sua esecuzione. E' una serie di indicazioni da seguire alla lettera, come un progetto esecutivo. L'uomo stende progetti, nella sua mente o su qualsiasi altro supporto, perché con essi può risolvere dei problemi e soddisfare i propri desideri. E' stata scritta, anche se l'avrebbe potuta trasmettere verbalmente, perché chiunque potesse eseguirla, comunicarla, condividerla. Segue una logica, che potrebbe essere la disposizione dei banchi al mercato, oppure i commensali a tavola in diversi momenti della giornata o differenti giorni della settimana. L'obiettivo principale è quello di organizzare un repertorio di alimenti con i quali, combinandoli secondo differenti ricette, poter elaborare piatti e/o soddisfare un bisogno primario. L'altro aspetto importante, che la rende universale, è il combinare, alla descrizione scritta degli alimenti da acquistare, anche l'immagine che gli stessi dovrebbero avere.
    Michelangelo redige una lista che sia lui, in quanto conoscitore della parola scritta, che il servo, analfabeta ma non cieco, potessero capire. Potrebbe anche essere che, Michelangelo, utilizzando la semiotica, cercasse di insegnare a leggere al proprio servo.

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  4. Ho sempre pensato che il disegno è la prima forma di comunicazione! a parte che il servo era analfabeta o meno, questa lista lista della spesa grazie ai disegni è ancora leggibile oggi, per me che non avrei compreso a pieno la scrittura, quindi penso che tutto ciò che si fa deve ambire almeno ad essere eterno

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  5. Io credo che questa lista ci introduca al modo in cui un oggetto viene rappresentato, comunicato e interpretato. Cercare di interpretare questa lista infatti è stato il mio primo istinto. Perché alcune voci sono ripetute? Perché i simboli non sono accanto alle rispettive voci? Perché Michelangelo, se il servo era analfabeta, non si è semplicemente limitato a fornirgli una successione di simboli? Cercando delle risposte e possibili interpretazioni sul web mi sono imbattuta in un testo: Giampaolo Proni "La lista della spesa e altri progetti. Semiotica, design, comportamenti delle persone" ed. Franco Angeli, Mi, 2012.Ecco dunque che la lista diventa quasi un pretesto per parlare di semiotica, disciplina che studia i fenomeni di significazione e di comunicazione e che entra nel dibattito scientifico sul design proprio negli anni 60.

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  6. Centra che la lista della spesa di Michelangelo Buonarroti è sia segno sia testo, un progetto pensato per più utenti, anche per chi non sa leggere un disegno, quindi non solo per il servo, un esempio eccellente di progetto. Un buon progetto deve parlare a tutti, pensato per chi e perché deve parlare!
    Per me, poi, segue il seguente schema logico: Progetto (lista della spesa di Michelangelo) --> Rappresentazione --> Comprensione --> Visualizzazione --> Disegno --> Strategia Comunicativa (che dovrebbe portare l’utente verso una comprensione specifica).

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  7. Quindi: Progetto --> Prodotto di senso (artefatto comunicativo, la cui forma di espressione dovrebbe guidare verso una specifica comprensione).
    Progetto --> effetto di senso (azione verso un soggetto destinatario, la quale dovrebbe produrre in questi un atto di comprensione) --> Utente (soggetto destinatario).
    Seguendo questo ragionamento la lista della spesa di Michelangelo conduce a una terza fase di un percorso conoscitivo quale: 1) Progetto; 2) Design; 3) Semiotica.

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  8. Appena ho visto questa lista ho subito intuito cosa potesse essere senza leggere la parte scritta, che comunque non avrei compreso. Il disegno, pensato da Michelangelo per avere una funzione esplicativa per il suo servo analfabeta, ancora oggi, dopo più di mezzo secolo, mantiene il suo ruolo in quanto comprensibile da chiunque. Lei spesso dice che un progetto, un disegno, un oggetto deve essere immediatamente comprensibile da tutti senza bisogno di ulteriori spiegazione: questa lista io penso ne sia un esempio.

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  9. L’analisi della lista mi conduce alla considerazione di diversi aspetti.
    Primo aspetto.
    Certamente il disegno ha un linguaggio universale, è una forma di comunicazione comune, permette di descrivere oggetti, di spiegare condizioni, di raggiungere un contatto anche laddove la lingua attraverso le parole non riesce. Quindi, sicuramente il pratico Michelangelo, noto anche per il suo acume, avrà ingegnato questa soluzione per risolvere i problemi di lettura, e aggiungerei memoria, del servo. Sottolineo quest’ultimo fattore (la memoria) perché, osservando attentamente il foglio in esame, non tutti i nomi corrispondono a un disegno esplicativo (come: “tortelli”, “quartuccio di bruschini”, “spinaci”), oppure non tutti i nomi sono espressi da un disegno esattamente corrispondente: per esempio, “due minestre di finocchio” sono rappresentate da due scodelle colme di cibo.
    Alla fine dell’Ottocento un filosofo e psicologo tedesco, Herrmann Ebbinghaus, sperimentò una serie di studi sulla memoria e sull’apprendimento; una delle conclusioni a cui giunse fu proprio l’associazionismo legato alla memorizzazione, teoria ripresa e contraddetta dagli psicologi della Gestalt nei primi anni del Novecento. Quest’ultimi sostenevano che la memoria fosse strettamente connessa alla percezione e all’esperienza: la percezione visiva di singoli elementi (ad esempio dei punti) può portare al riconoscimento di una forma più o meno complessa (come una stella). Pertanto è probabile che, pur non conoscendo ovviamente queste cognizioni, Michelangelo le avesse intuite e pertanto avesse letto la lista al servo prima che andasse alla bottega, affinché avesse la capacità di associare le immagini a quanto gli fosse stato detto. Ma quanto al cibo non corrispondente ad alcun disegno? Ad esempio, i “tortelli” potrebbero essere stati segnati appositamente per ultimi nella lista, perché il servo potesse ricordare che quell’ultima parola fosse proprio “tortelli”.

    Ne consegue il Secondo aspetto: la fantasia del servo e di Michelangelo.

    “Il prodotto della fantasia, come quello della creatività e della invenzione, nasce da relazioni che il pensiero fa con ciò che conosce […]. La fantasia quindi sarà più o meno fervida se l’individuo avrà più o meno possibilità di fare relazioni. Un individuo di cultura molto limitata non può avere una grande fantasia, dovrà sempre usare i mezzi che ha, quello che conosce, e se conosce poche cose tuttalpiù potrà immaginare una pecora coperta di foglie invece che di pelo.”
    Bruno Munari, Fantasia, Editori Laterza, Bari, 2006, pag. 29 dalla riga n 1 alla riga n 30

    “Il problema basilare quindi, per lo sviluppo della fantasia, è l’aumento della conoscenza, per permettere un maggior numero di relazioni possibili tra un maggior numero di dati. Questo naturalmente non significa che, automaticamente, una persona molto colta sia anche una persona con molta fantasia.”
    Op.cit., pag. 35 dalla riga n 4 alla riga n 9.

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  10. Terzo aspetto.
    L’analisi di questo foglio dice di cosa si cibasse Michelangelo, e soprattutto rappresenta un’informazione su quale fosse il cibo consumato nel Cinquecento, per taluni aspetti anche come si accostassero i sapori, e dà indizi di alimenti che conducono alla conoscenza che si tratti di cibo italiano (come il vino Bruschino).

    Quarto aspetto.
    Il foglio considerato viene riutilizzato più volte, per più liste della spesa e il retro del foglio lascia intravedere altre scritte di altro genere.

    Quinto aspetto: il Food Design
    Tutti i su citati aspetti riconducono al Food Design: il cibo schizzato da Michelangelo che già rappresenta un progetto; la fantasia, la creatività, l’invenzione che permettono la produzione di qualcosa di nuovo da parte di Michelangelo, ma aiutano il servo alla associazione e alla comprensione; il cibo, come il disegno, è un elemento che accomuna gli uomini, tanto che esso può indicare una determinata localizzazione geografica, la cultura delle popolazioni di quel luogo.

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  11. “Il Food design, traducibile come "progettazione del cibo" (o Progettazione degli Atti Alimentari) è la disciplina del design industriale che si occupa dell'ideazione e progettazione di alimenti, o parti di prodotti alimentari complessi.[…] Il food design si avvale di studi progettuali e ricerche tecnologiche ed alimentari che precedono la produzione. Il risultato sono manufatti di uso alimentare che, salvo per le materie prime utilizzate e per la finalità del prodotto stesso, sono del tutto identici a un prodotto di disegno industriale, sia per quanto riguarda il percorso progettuale, sia per quanto riguarda il processo produttivo. […] Gli Atti Alimentari sono dunque il luogo in cui si inverano i valori fondamentali di una epoca e di una cultura tanto che attraverso il loro studio è possibile delineare le caratteristiche di una cultura, ma non è possibile il processo inverso. […] Sono un sistema complesso strutturato come un liguaggio. In quanto tale essi sono suscettibili di progettazione negli elementi grammaticali (morfologia dei segni), sintattici (relazioni interne tra segni), semiotici (relazione tra segni e gli oggetti a cui si riferiscono) e pragmatici (relazione tra il sistema dei segni e il parlante) ovvero possono essere pensati nella prospettiva di un obiettivo condiviso, possono essere quindi, trattati come scientifici e di fatto progettati. Progettare gli Atti Alimentari significa modellare risposte consapevoli attorno ai bisogni espressi dalle tre componenti del suo sistema mediando tra mondo e corpo. Poiché l'uomo è sempre il prodotto dell'ambiente e dell'educazione e ogni molecola di cibo che introduce nel suo corpo porta sempre e inevitabilmente con sé una particella di mondo. La Progettazione degli Atti Alimentari implica la capacità di gestione delle produzioni tecniche che l’uomo ha messo in atto per superare lo stato di natura, la conoscenza della cultura e dei linguaggi secondo cui rappresenta se stesso e la struttura della società in cui essi acquistano senso creando l’identità.
    Si può definire Food design la progettazione (e quindi tutto ciò ad essa legata: ricerche alimentari, antropologiche, comunicative, psicologiche e pratiche) del prodotto alimentare finito, o parte di esso, alla quale viene associata, come avviene in ogni campo della progettazione e produzione in massa, lo studio dei sistemi produttivi e distributivi e dei relativi supporti correlati utili al consumo e alla fruizione dei prodotti agro-alimentari in una prospettiva sia culturale che materiale. A questi si aggiungono sistemi di comunicazione e promozione del prodotto finito, servizi e eventi correlati, frutto di marketing o esigenze aziendali.”

    Dal web: http://it.wikipedia.org/wiki/Food_design

    Quello del Food design è quindi un progetto realizzato con il cibo e include tutto ciò che riguarda il mondo del cibo: tiene conto dell’esperienza sensoriale del gusto e della vista, oppure permette di realizzare gli strumenti utili per cucinare o per consumare. Permette di riciclare il cibo per realizzare nuovi prodotti (come le decorazioni), e gioca con il riconoscimento (attraverso la memoria) di oggetti gradevoli, elaborati con il cibo stesso.
    Non tralasciando che anche il packaging progettato per avvolgere il cibo spesso viene riciclato.

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  12. Osservando l’immagine si notano due segni orizzontali che dividono nettamente la scrittura in tre parti; queste linee, insieme alla ripetizione di alcune pietanze nelle varie sezioni, portano ad ipotizzare che quello che abbiamo davanti sia, piuttosto che una lista della spesa, una lista di pietanze suddivise in tre pasti, quindi un menù giornaliero. L’ipotesi viene supportata, oltre che dai cibi presenti più volte (il caso dei pani è esemplare: perché comprare prima due pani, poi altri quattro ed infine altri sei al posto dei complessivi dodici pani…?), dalla presenza di “due minestre di finochio”, piatto che ha bisogno di preparazione e cottura (le pietanze cotte che prevedono la presenza di finocchio sono ancora oggi molto popolari in Toscana).

    Effettuando una piccola ricerca in rete l’ipotesi viene rafforzata dal testo presente nella pagina web di una rivista multimediale di alimentazione e tradizioni (vedi http://www.taccuinistorici.it/ita/news/moderna/personaggi/Michelangelo-il-parsimonioso.html): “Parliamo adesso della cucina quotidiana del tempo di Michelangelo, dove abbondavano pane integrale, pesce, formaggio e zuppe d’erbe e legumi. 
L’artista, anche se riceveva lauti compensi, era ritenuto un parsimonioso ed usava mangiare semplice. 
Questo il suo probabile menù giornaliero: /
Colazione de lo mattino /
Pani dua /
un boccal de vino /
una aringa /
A lo mezzogiorno /
tortelli 
una salata /
quattro pani /
un boccal di tondo /
un quartuccio di bruscino (raviggiolo)”; purtroppo non si cita la fonte ma il riferimento al documento in oggetto pare evidente. Certo, l’argomento meriterebbe uno studio più approfondito…



    Cosa c’entra tutto questo con il design? Guardando bene il documento pubblicato si evince come ad ogni voce elencata corrisponda un disegno (benché la parte figurata, a destra, sia stata presumibilmente aggiunta in un secondo momento, dato il disallineamento con il testo): si tratti di una lista per la spesa o di appunti per un menù giornaliero, è interessante notare come Michelangelo, rappresentando con pittogrammi i cibi/pietanze che il servo/cuoco - presumibilmente analfabeta - doveva acquistare/preparare, abbia stabilito un “sistema codificato” di comunicazione efficiente e ripetibile con i suoi collaboratori, “interfacciando” due mondi linguistici differenti. Secondo la mia opinione, più che un progetto, la lista figurata sembra un “metodo” progettuale: in fondo Michelangelo ha applicato un approccio consueto nel design per risolvere problemi pratici arricchendoli con un’esperienza estetica.

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  13. “Se si impara ad affrontare piccoli problemi si può pensare anche di risolvere poi problemi più grandi.”



    Bruno MUNARI, Da cosa nasce cosa, ediz. Laterza, Bari, 1981, 1a ediz., pag. 8, righe 9-10

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  14. Come alcuni dei colleghi penso che questa lista della spesa è un ottimo mezzo di comunicazione che si esprime attraverso il disegno, un disegno che a quel tempo era indirizzato ad un servo analfabeta e oggi è indirizzato a noi, che, come quel servo non siamo in grado di leggere quel tipo di scritto. Inoltre una lista della spesa di per se è un progetto: lo stesso Enzo Mari dice che qualsiasi piccolo gesto della nostra quotidianità è progettato, pensato, anche la semplice spesa e di conseguenza la sua lista.
    Inoltre mi è venuto in mente un altro spunto di riflessione: il giudizio che Bruno Munari, nel volumetto "Good Design", dà sulle forme della natura dal punto di vista del design.

    "Munari con rigore metodologico racconta di alcune meraviglie della natura rilette dalla sua mente brillante, spiritosa ed evidentemente geniale parlandoci di un frutto come fosse un vero e proprio prodotto industriale, senza essere figlio di nessun "progettista ufficiale".
    Dal web: http://intothefood.blogspot.it/2013/06/larancia-come-esempio-di-design-quasi.html

    “L’arancia quindi è un oggetto quasi perfetto dove si riscontra l’assoluta coerenza tra forma, funzione, consumo”.
    Bruno MUNARI, Good Design, Corraini Edizioni, Mantova, 1997.

    Penso che Michelangelo, nella sua lista della spesa, oltre a dare un’indicazione su un progetto da realizzare, senza dubbio ci racconta quello che la natura offriva nel periodo in cui è vissuto.

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  15. Il documento fa parte di una raccolta di schizzi e fogli sparsi di Michelangelo che offre una rara visuale sulla vita quotidiana dell’artista. Appare evidente in questo caso, che lo scopo è di dare la possibilità a chi interpreta di comprenderne il contenuto. Il punto chiave della comunicazione per garantire l’efficacia e la correttezza dei messaggi è il progetto. Saper sviluppare un progetto che sia semplice o complesso deve avere metodo e deve essere basato su diversi aspetti : logica, praticità, semplicità e tanto altro. Quindi che sia la lista della spesa , o raccontare un piatto attraverso il food design o qualsiasi altra cosa la base per me è la stessa… un buon progetto!

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