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Foto 1 – Vico Magistetti |
Ludovico Magistretti conosciuto e
chiamato Vico, nasce a Milano il 6 ottobre 1920. Proviene da una famiglia di
architetti da molte generazioni. Nel
1945 si laurea in Architettura presso il
Politecnico di Milano e inizia subito l'attività professionale. Nel 1946 partecipa alla mostra della
R.I.M.A. (Riunione Italiana per le Mostre di Arredamento), tenutasi presso il
Palazzo dell’Arte, con alcuni piccoli mobili quasi self made e
successivamente, nel 1947 e nel 1948 , insieme a Castiglioni, Zanuso, Gardella,
Albini e altri, partecipa alle mostre organizzate da Fede Cheti, creatrice di
tessuti per l’arredamento, nel proprio atelier. Tra il 1949 e il 1959, nella Milano della ricostruzione, Magistretti progetta e realizza in collaborazione con altri architetti circa quattordici interventi per l’INA - Casa.
Nel 1960, durante la XII edizione, cura con Ignazio Gardella la
sala introduttiva della mostra “La casa e la scuola”; in questi anni la particolare
attenzione rivolta al tema della casa e dell'abitare finirà per monopolizzare la
sua attività di architetto, facendogli mettere a punto un linguaggio
estremamente espressivo. Magistretti
è uno dei padri del cosiddetto Italian Design,
fenomeno che lui stesso definisce “miracoloso” e che
si è potuto verificare solo grazie all'incontro di due componenti
essenziali: gli architetti e i produttori. A partire dalla fine
degli anni ‘60 collabora con produttori d’eccezione, tra cui
Artemide, Cassina e Oluce, realizzando per loro oggetti che rimarranno dei
"classici" della produzione contemporanea; come la Lampada Dalù per Artemide (1965), ancora oggi presente nel Catalogo Artemide aggiornata con nuove varianti cromatiche.
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Foto 2 – Lampada Dalù - Anno 1965 |
Per la Lampada
Dalù, Magistretti lavora sulla
modellazione della forma, così ottiene un unico pezzo in abs stampato che
funge sia da base di appoggio che da calotta semisferica contenente la
lampadina che emette luce diretta ma senza abbagliare. Il designer pone grande
attenzione alla qualità formale e al dettaglio, ponendo come obiettivo la
forma da ottenere da rendere funzionale all'oggetto. Nella Dalù non
si può parlare di luce nera perché la fonte, nonostante sia oscurata
in buona parte dalla calotta, è visibile dall'utilizzatore. Anche
in questo oggetto il designer sceglie di lavorare con delle parti di sfera,
tuttavia inserisce dei raccordi più complessi sfruttando le possibilità che il
materiale gli offre.
da: Giorgio Dall'Osso, La luce nera, web: http://meri.iuav.it/50/1/PubblicazioneONLINE_Lucearchitettodell'ombra.pdf
Il pensiero di Magistretti
In un’intervista per il Corriere della Sera illustrato del 31 Dicembre 1977 con articolo dal titolo:
Cosa c’è dietro
l’angolo del << Design>>
Magistretti risponde:
<< Mi sono sempre piaciuti gli oggetti fatti
di niente, quasi dei concetti espressi nello spazio col minimo dei materiali e
col minimo sforzo apparente. Penso, infatti, che un oggetto di buon
disegno debba durare sempre, al di fuori di ogni moda, moda che riportata nella
produzione degli oggetti è il sistema migliore per uccidere l’immagine del
“disegno italiano”. A distanza di
tempo, malgrado ogni critica sul piano ideologico, possiamo, infatti, affermare
che “ il disegno italiano” ha una sua immagine ben precisa, forte e diffusa nel
mondo. Certo che “dietro l’angolo” c’è una modificazione profonda di tutto: dei
consumi, della produzione, della distribuzione, delle parole stesse. Bisogna
ora disegnare per un mondo che è cambiato, che rifiuta il provvisorio e il
throw – away (buttare – via), che è più informato e più colto e che vuole
intensificarsi in quello che è, in un mondo più duro, più autentico.
Il famoso “industrial design” non è mai
quasi esistito. Il mondo ha sempre più bisogno di una poesia dell’autenticità:
prima pensavamo che è bello ciò che è utile, ora sappiamo che è utile ciò che è
bello>>.
Vico Magistretti fu scelto nel 1986
come miglior designer della Royal London School of Arts, dove insegnava; nello
stesso anno il 4 aprile gli fu rivolta
un’altra intervista per La Stampa, in cui fu riportata con l’articolo dal
titolo: Professione designer di Gian Paolo Boetti.
Boetti: Che cos’è per lei il design?
Magistretti: … << Da
un punto di vista squisitamente linguistico, dovrebbe essere un processo in cui
progettazione, ideazione e produzione s’incontrano a metà strada per produrre
un oggetto. Il design, non si sa bene perché in tutte le lingue si chiami così
…
Sarebbe facilissimo, per esempio,
chiamarlo in italiano disegno, no?, invece il design definisce qualcosa che ha
poco a spartire con il disegno.
Il design è un progetto che cerca di
fondere nella sua incertezza, nella sua essenzialità, le caratteristiche visuali
di un oggetto alle caratteristiche produttive>>.
Boetti: Cioè è finalizzato alla
produzione industriale, alla riproducibilità?
Magistretti: << Alla riproducibilità: l’oggetto di
design dev’essere comunque prodotto in numero, grande grandissimo medio o
piccolo, ma in numero. In questo senso è esattamente il contrario del disegno
del pezzo unico, caratteristica principe dell’artigianato>>.
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Foto 3 |
Boetti: Da che cosa nasce la voglia di design?
Magistretti: << Il designer nasce dall’interesse sempre
crescente, direi a partire dal dopoguerra, per
l’immagine degli oggetti: non si accetta più un automobile brutta, una radio
brutta, un rasoio brutto … È intervenuta
questa coscienza, diciamo dell’immagine che è un fatto molto stimolante.
… Il design in Italia è stato inventato
dagli architetti, perché hanno dovuto negli anni 55 – 60, confrontarsi con la
realtà: costruendo case hanno creduto di non trovare sufficiente materia per
arredarle, cioè renderle funzionali, se non creando queste cose …>>.
Boetti: Secondo lei quella del designer è una
professione che si può consigliare?
Magistretti: << È una professione molto rischiosa, come è
molto rischiosa la professione dell’architetto …
… Il rischio di affrontare questa
professione, chiamandola creatività, è un pochino come quello della carriera
concertistica. Molta gente suona bene il pianoforte, però di Benedetti
Michelangeli, di ottimi pianisti da concerto, ne escono pochissimi … chi si
pone sul mercato come creativo ha poche alternative. O riesce o non riesce. E
per uno che riesce diecimila falliscono>>.
dal web: art. di Gian Paolo Boetti - http://www.vicomagistretti.it/PDF/PDF%20Interviste/19860404_LaStampa.pdf
Per Magistretti il design è l’Idea.
È un concetto. Lui stesso dice: << l’oggetto
deve avere un senso. Ma, per raggiungere questo risultato, deve essere il
cervello a guidare la mano di chi progetta. Insomma, il design è tutto nella
testa. Per mia fortuna, non ho mai disegnato bene e, così, non mi sono lasciato
sedurre dalle sirene del bel disegno … il bel disegno – tradotto nella realtà o
nella concretezza dell’oggetto – non conta nulla. Contano solo le idee … chi ha
fatto il design italiano, si è preoccupato di ben altro: di ideare oggetti che
possano essere usati dalla gente. E per questo, disegnare bene non è affatto
necessario>>.
da Massimo di Forti, Ma lo stile è una grazia/ Incontri/ a colloquio con V.M., uno dei maggiori protagonisti del design italiano - web: http://www.vicomagistretti.it/PDF/PDF%20Interviste/19900107_Messaggero.pdf
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Foto 4 |
<<
Gli oggetti debbano avere sempre un preciso significato >>
<< È
difficilissimo fare le cose che sembrano semplici >>
<<
Si impara dagli errori>>
La <<semplicità>> è una delle idee che lo hanno
maggiormente guidato in oltre quarant'anni di design. << È difficilissimo
fare le cose che sembrano semplici>> questo ripete nelle varie interviste
senza stancarsi mai; e dice anche con estremo trasporto che le cose semplici
sono sempre il risultato di un’estrema complessità. video 1: "La semplicità complessa" - Ultrafragola Channels TV - Vico Magistretti, la semplicità complessa; video 2: "Magistretti: L'intervista" - Ultrafragola Channels TV - Magistretti :l'intervista.
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Foto 5 - Video: La Semplicità Complessa |
<<Ma lo stile è
una grazia>>
…
Trovare un proprio linguaggio, un proprio modo di esprimersi è una grazia …
Vico Magistretti è stato
uno dei più illustri esponenti di quel fenomeno culturale e produttivo,
l’Italian Design, che ebbe inizio nell'immediato dopoguerra e lanciò
lo stile della casa italiana nel mondo.
Un periodo magico per
il design italiano caratterizzato dallo speciale rapporto tra
produttori e designers, fondato su una stretta collaborazione, che ha fatto del
design italiano un fenomeno unico al mondo per dinamicità, ricerca e per
durata nel tempo.
La sua opera copre un
arco di oltre cinquant'anni disegnando alcuni tra i prodotti più
significativi della produzione di serie: sedie, lampade, tavoli, letti,
cucine, armadi, librerie, oggetti reinventati nell'uso e
nelle forme, secondo lo stile misurato ed elegante di Magistretti.
Quasi tutti sono
ancora in produzione e continuano a essere dei bestsellers. A conferma che
"un oggetto di buon design deve durare a lungo, 50 o anche 100 anni",
come sosteneva lo stesso Magistretti.
FONTI ICONOGRAFICHE:
Foto 4- http://www.fiamitalia.it/it/designers/33.aspx
Foto 5 - http://ultrafragola.tv/it/03280/1208/vico-magistretti-la-semplicita-complessa.html
Foto 5 - http://ultrafragola.tv/it/03280/1208/vico-magistretti-la-semplicita-complessa.html
Vincenza Triolo
corretto e ripostato cp:
Buon Capodanno! vt
RispondiEliminamolto bene Vincenza: questo post, come gli altri 3 del medesimo genere andrà nel banner "approfondimenti": questo sulla personalità di un autore eccezionale di cui abbiamo trattato e di un suo prototipo per noi nuovo e valido.
RispondiEliminamolto brava.
cp
Grazie! Si può anche vedere il video MAGISTRETTI: L'INTERVISTA al seguente link: http://ultrafragola.tv/it/03280/150/page.html - che segue il video: VICO MAGISTRETTI, LA SEMPLICITA' COMPLESSA.
RispondiEliminavt
ok aggiornato con i 2 link-video.
Eliminacp