
vorrei, parafrasando il titolo, dire "urka! "dove c'è cibo c'è design da paura" visto quanto i miei allievi si scatenino sul soggetto.
Francesca, che dire: fantastico e divertente post che corre in bibliografia sull'argomento. cp
Un grande esempio di comunicazione pubblicitaria è certamente quello che da anni dà l’azienda Barilla, che ogni giorno rievoca le tradizioni gastronomiche italiane con uno slogan ormai storico: “Dove c’è Barilla c’è casa”.
Slogan in vigore da un
trentennio ma che si è sedimentato nelle menti degli italiani. Una di quelle
cose che funzionano, piacciano o meno: perché corrispondono a un immaginario,
perché raccontano qualcosa, perché raggiungono il punto giusto sul fondo della
memoria collettiva e là mettono radici.
“Barilla è
un’azienda multinazionale italiana fondata nel 1877 a Parma, in strada Vittorio
Emanuele, come bottega che produceva pane e pasta da Pietro Barilla,
discendente di una famiglia di panettieri”.
Dal Web: http://it.wikipedia.org/wiki/Barilla
La
ditta nel corso degli anni si è ingrandita, diventando la più grande azienda
del settore alimentare, leader mondiale della pasta secca, dei sughi pronti in
Europa, dei prodotti da forno in Italia e dei pani croccanti nei paesi
scandinavi.


Dal Web: http://it.wikipedia.org/wiki/Barilla
La Barilla riesce, attraverso diverse forme comunicative, ad esprimere gli stessi concetti. L’ingrediente fondamentale degli spot sono la semplicità, un sottofondo di poesia, che colpiscono sempre gli aspetti emozionali.
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La storia siamo noi:Pietro Barilla - La pubblicità dei buoni sentimenti:http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntate/pietro-barilla/695/default.aspx |
Perché no? Potremmo definire gli spot della
Barilla come mezzi di comunicazione che rientrano a pieno nell’ambito del Food
Design, in quanto studiati, progettati, e il cui messaggio giunge sempre a
destinazione.
“Il Food design, traducibile come
"progettazione del cibo" (o Progettazione degli Atti Alimentari) è la
disciplina del design industriale che si occupa dell'ideazione e progettazione di alimenti, o
parti di prodotti alimentari complessi… Alla
disciplina prettamente progettuale negli anni si sono affiancati anche altri
sistemi di presentazione del prodotto come il marketing e la comunicazione
pubblicitaria, anche l'imballaggio ha assunto un ruolo determinante
nella presentazione del prodotto progettuale”.
Come
un prodotto può essere lo specchio di una rivoluzione sociale: Mina e gli spot del 1965-67
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Spot della Barilla del 1967: http://27esimaora.corriere.it/articolo/quando-la-pubblicita-barilla-con-mina-raccontava-altre-storie/ |
Nel 1965 l’azienda attuò una buona politica di
comunicazione: infatti, nei suoi Caroselli inserì la figura di Mina, che ebbe
un grande successo sia personale, sia per la diffusione commerciale della Pasta
Barilla.
“C’è stato un tempo in cui l’azienda emiliana
–sotto la guida illuminata di Pietro Barilla (1913-1993)- non solo ha incarnato
un’idea di Italia in cui tutti potevano riconoscersi ma ha anche scelto
consapevolmente di guardare in avanti, provando a immaginare e raccontare una
società in via di modernizzazione in cui le donne non erano identificate
soltanto come massaie ma stavano diventando sempre più protagoniste.
Da allora sono passati quaranta o al massimo
cinquant’anni. Ma sembrano secoli se proviamo a confrontare scelte di campo e
modalità di narrazione.
Si tratta di uno spot del 1967 e nel messaggio
promozionale è presente un’autentica rivoluzione linguistica e culturale: non
solo Mina si rivolge alla spettatrice con il tu, ma la invita a preparare la
pasta per il suo uomo e per i suoi ragazzi, non per suo marito e i suoi figli.
E allora come oggi la mente corre da una parte al titolo di uno dei più grandi
successi della cantante – È l’uomo per me (1964)- e dall’altra alle vicende
personali che fecero dell’artista un simbolo di emancipazione femminile.
Mina, la più trasgressiva, moderna e sexy delle
celebrità degli anni Sessanta, era stata ingaggiata come testimonial
dall’azienda emiliana nel 1965: un anno di svolta per la sua carriera. La cantante
venticinquenne era infatti appena rientrata in televisione dopo esserne stata
bandita per più di un anno a causa della sua relazione irregolare con l’attore
Corrado Pani, all’epoca già sposato.
Nel 1965 la popolarità di Mina era alle dunque
alle stelle, eppure ingaggiarla come testimonial fu una scelta di marketing
abbastanza azzardata.
Mina
rappresentava però un modello di donna moderna e indipendente. E sceglierla
come testimonial dimostrò che la Barilla intendeva farsi interprete del cambiamento in atto nella società proprio in
un momento storico in cui il paese reale era lontano anni luce dal paese
legale".
L’investimento
nella comunicazione fatto negli anni ’60 lascerà tuttavia un’impronta durevole
nel costume e nei consumi degli italiani. Uno spot di un semplicissimo prodotto
come la pasta che partecipa ad una svolta decisiva nella situazione della
donna.
Mina
lavora con la società emiliana fino alla crisi economica che ha investito il
paese negli anni ’70, ma gli spot girati hanno lasciato un’impronta tangibile
negli usi e nei costumi degli italiani: alla fine della crisi troveremo una
donna seduta a gustare la pasta e non a servirla, ma questa è un’altra storia.
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